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Diari e riflessioni su ventitré anni di permanenze in territori di conflitto: Iraq, Kurdistan turco e iracheno, Egitto, Palestina, Iran, Giordania.
Tutto ha avuto inizio con il voler raccontare la vita quotidiana di chi vive isolato in situazioni di guerra, occupazione, oppressione, tramite rappresentazioni che mettono l’informazione giornalistica sul palcoscenico: il cosiddetto “teatro reportage”.
Ma da queste esperienze lavorative non è nata solo la raccolta di storie di vita delle persone conosciute negli anni che qui si riporta, ma anche una serie di relazioni intime e famigliari, tenute vive dal racconto quando si è lontani e dall’appagante sensazione di “ritorno in famiglia” quando si riesce nuovamente ad abbracciarsi.
Annet, hai incontrato e scelto vittime di ingiustizie, di diritti umani violati, di paesi in guerra. Hai deciso di farci vedere di che si tratta. Hai separato il teatro dalla sua separatezza. Hai tracciato confini irregolari senza preoccuparti delle proteste dell’arte. Molti non hanno riconosciuto quel che facevi. Hai saputo resistere e continui a farlo per non essere sopraffatta dall’indifferenza e dall’irriconoscibilità. L’intelligenza nell’arte del resistere è stata la tua dote principale, più ancora della tua tecnica artistica. Per questo ti siamo grati.
Eugenio Barba del Odin Teatret
Un vissuto che nel tempo matura in una originale e specifica tecnica espressiva, quella del teatro reportage, e ora - con Nonostante. Diari dalle terre di conflitto in Medioriente - assume una forma narrativa del tutto personale di un quaderno intimista, in cui non mancano pagine di denuncia, perché le crisi umanitarie, la condizione femminile, la resa di giovani sfiduciati, non possono finire in fondo alle agende delle leadership del pianeta. E nemmeno nel cono d'ombra di una indiffirenza, quella di chi non attraversa simili odissee, capace di renderci irriconoscibili gli uni agli altri.
Recensione di Silvia Camisisca su L'Osservatore romano