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Letteratura espressa - Verso il vulcano
Letteratura espressa - Verso il vulcano-image

Nel pieno delle vostre ferie, altrimenti nel pieno delle ferie degli altri, un altro brano torrido da Cosmogonie eoliane, romanzo inedito e isolano. A chi soffre le vertigini: vogliate prestare attenzione. 

 

 

Verso il vulcano

 

 

Un alito di vento mi esorta ad abbandonare i ricordi e a riprendere la mia salita.

Sto per arrivare in cima.

L’ultima salita è davvero gratificante.

Il paesaggio ripido lascia l’isola alla coda dell’occhio. Il mare trionfante e l’orizzonte dai colori pastello.

Noto subito che non c’è nessun cancello e quindi niente vacche e tori. Solo io, la fine dell’isola, i due crateri – uno verdeggiante, l’altro giallo di erbacce secche e nero di ossidiana e pietre vulcaniche – e cacche di capra. Le stesse capre che mi guardano ora da rocce raggiungibili solo da loro. Quando sarò su se avrò forze e coraggio proverò comunque a raggiungerle, sicuramente andrò a guardare i falchi che si gettano in volo dai loro nidi, più in basso.

Mentre ormai sono arrivato in cima, lancio un ultimo sguardo alla centrale elettrica. Anche qui arrivano le brutture e non è possibile non notarla perché è la sosta più comoda prima di arrivare alla vetta. Lì non ci si ferma per stanchezza, dimenticata ormai due/trecento metri più in giù, ma per emozione. Si cerca di allungare l’attesa prima dell’arrivo alla cima. Si prova, come nell’amore, a rimandare l’estasi, bella ma effimera.

L’aria si affina.

La prima volta che sono stato qui fu coi miei amici ed ero un ragazzo. Non è cambiato nulla. Le capre sono ancora irraggiungibili e il cratere più grande ancora verde nonostante tutto il resto sia appassito. Un mio amico appassionato di botanica mi disse, all’epoca, che i crateri hanno un terreno più fertile e per quel motivo la natura lì è più verdeggiante, ci sono prevalentemente felci.

Sinceramente non regala molto alla vista neanche la sommità di quest’isola, per lo meno non all’occhio frivolo. Per quello ci si può saziare con i glicini e bouganville di alcune case. Uno dei miei spettacoli preferiti invece è la pianta del cappero, che qui si trova in abbondanza. Su questa cima, a dir il vero, questa pianta latita un po' (forse a causa dell’altezza) ma in compenso ci sono le more. Piccole e gustosissime e poi molti cardi e in generale piante spinose. Delle specie di grosse cipolle spuntano dal terreno su cui vagano come nei film western gomitoli di pelo che si lanciano da un rovo a un cardo. Molti teschi di capra sembrano ricordare che questo è il loro nascondiglio e cimitero.

Cammino fino allo strapiombo da cui sento pigolare i piccoli dei falchi. Non riesco a guardare i nidi come feci all’epoca perché solo avvicinarmi allo strapiombo mi dà il capogiro. Ho sempre sofferto di vertigini e mi viene in mente che all’epoca riuscii a guardare i nidi dei falchi solo perché sarei stato l’unico a non farlo tra i miei amici. Cosa non si fa per orgoglio e competizione?

Butto l’ultimo sguardo a mare, prima di rinunciare e indietreggiare definitivamente, dove scorgo quell’alto scoglio da cui ci buttavamo. Sarà alto non più di sei metri ma da ragazzo mi sembrava di scalare una montagna e di mettere alla prova tutte le mie paure per tuffarmici. A ogni balzo gridavo per la paura, eppure andavo avanti per parecchio tempo ad arrampicarmi e buttarmi. Comunque le vertigini mi sono aumentate con l’età e non mi sono mai trovato a mio agio in montagna nonostante sia cresciuto ai piedi delle Alpi. L’altitudine mi dà alla testa. Mi fa innervosire perché mi sento fortemente inadeguato; non è posto per me.

 

 

Daniele Rublev Elmo

nasce a Castellamonte il 26/12/1977. Si appassiona in età giovanile a mitologia, psicologia e filosofia seguendo le orme e i consigli del padre filosofo-scrittore-pittore e maestro di yoga. A queste passioni si aggiunge subito quella della musica che lo porterà a suonare (come bassista) in molti locali del torinese e in Italia col gruppo L’Inferno di Orfeo. Diplomato al liceo linguistico, limita la sua carriera universitaria frequentando per due anni le lezioni di filosofia teoretica di Vattimo. Per contrastare il tedio continua i suoi studi, scrive tre blog, tra cui Manuale del giovane Elmo (su una visione teologica per bambini) e Nel Grembo (uno scritto a puntate la cui prima serie diverrà a breve un fumetto). È iscritto alla scuola triennale per insegnanti di Yoga presso la Isyco.