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Letteratura espressa - La casa delle aquile
Letteratura espressa - La casa delle aquile-image

Un estratto dal romanzo inedito Cosmogonie Eoliane, un viaggio a tutti i livelli gentilmente concesso da Daniele Rublev Elmo: ci fermiamo sulla più remota e selvaggia delle "sette sorelle" facendo una panoramica sulla fauna striminzita ma variegata.

Alle porte dell’estate non potevamo offrirvi migliore pausa caffè.

 

La casa delle aquile

[…]

Al tempo del mio primo soggiorno conobbi molti turisti abituali, i finti padroni dell’isola, romani, milanesi e tedeschi prevalentemente, ma pochi isolani. Ora riesco ad entrare meglio nei meccanismi di Alicudi. Ho capito che gli isolani sono una specie con cui non potrò mischiarmi; troppo diversi da me, troppo fuori da quel mondo da cui io arrivo e a cui, con ogni probabilità, tornerò presto. Io, figlio di meridionali emigrati in Piemonte mi sento senza radici. Non ho casa, e questo mi fa sentire da sempre a disagio. Ora mi trovo invece a mio agio con i forestieri abituali. E ce ne sono di diversi tipi, ma tutti, in un modo o nell’altro, hanno la necessità di stare, per periodi più o meno lunghi, in questo posto. 

C‘è Gunther un vecchio ex Ammiraglio della marina danese che vive alle Eolie da quando aveva trent’anni e ora ne ha all’incirca un’ottantina. Ormai quasi un asceta, come molte di quelle persone che alla vita hanno preferito l’isola. 

C‘è Alessio con i suoi dolori e il suo mantra, la sua semplicità e sensibilità, e i suoi improvvisi sbalzi d’umore. Ha uno studio da commercialista a Messina con sua moglie e viene spesso qui perché ha casa e clienti sparsi per le Eolie. Abbiamo stretto subito amicizia e mi cerca spesso – troppo spesso – per parlare. Mi è sembrata subito una persona allegra e senza troppi pensieri. Nasconde, come tutti d’altronde, zone d’ombra. Ha bisogno di confidenti con cui confrontarsi. Vuole capire come mai gli capiti spesso, pur amando sua moglie e i suoi figli, di tradirla. E cerca risposte sul come fare per superare quel piccolo (quasi inesistente a dire il vero) tradimento a sua volta subìto dalla moglie.

C‘è poi Pierluigi lo psichiatra. Conosceva Lucio – con cui ebbe accesi litigi, i classici che ci sono tra psichiatri e psicologi. Ha abbandonato Firenze e la sua carriera (esattamente come mio zio) per il niente di questo scoglio perso nel mediterraneo. Ha un’ottima fama al contrario di Lucio che non ebbe mai un buon rapporto con la sua professione. Fa la spola tra la famiglia di Firenze, gli amici messinesi, Alicudi e gli artisti che spesso lo ospitano per feste in stile bohemien a Filicudi, dove esiliati e vip si mescolano amorevolmente come ai tempi della terza Repubblica francese, quando lo snobismo aristocratico era diventato noioso e i borghesi viveurs potevano intrattenere prìncipi e marchesi meglio di un ballo di corte.

Ma la mondanità eoliana è spesso una forma di snobismo anche peggiore rispetto a quella da cui pensano di fuggire questi fricchettoni del bel vivere. Sono comunque ricchi – se non famosi – e la compagnia che prediligono è quella del pescatore o del cantore. Non c’è quell’incontro che avrebbe formato una nazione come succedeva alla fine del XIX secolo in Francia, il deporre le armi tra due ceti che non poterono far a meno l’uno dell’altro. Qui ci sono persone che attribuiscono il loro benessere alle loro grandi capacità o al loro indubitabile buon gusto, così come vedono qualcosa di simile nell’attitudine e nel lavoro di questi genuini pezzenti di cui si attorniano esattamente come facevano i sovrani coi giullari.

A luglio e agosto fanno feste. Prima in una casa e poi in un’altra. Una notte al chiaro di luna e un’altra con una torcia in mano. Parlano delle loro vacanze in barca a vela e dei loro importanti lavori dimenticandosi il motivo che li spinge in questo scoglio sperduto. Di giorno, hanno lo sguardo sognante e stanco, con quell’espressione da Nun me chiude che me sto a rilassà, e la sera a far festa agghindati da fricchettoni dell’ultim’ora o da neo-colonialisti. Ne esco spesso nauseato ma riconosco a queste persone il fatto che avrebbero potuto anche essere in una spiaggia di Taormina a fare i cafoni con i loro gioielli in mostra, con le loro riviste di chiacchiere e la loro continua ostentazione e prosopopea. Queste cose l’isola non te le permette, al massimo, come già detto, si può peccare nell’essere un po’ freak and chic, trasandati al punto giusto. Qui non vieni per rilassarti, qui ci si perde e basta.

[…]

 

Daniele Rublev Elmo nasce a Castellamonte il 26/12/1977. Si appassiona in età giovanile a mitologia, psicologia e filosofia seguendo le orme e i consigli del padre filosofo-scrittore-pittore e maestro di yoga. A queste passioni si aggiunge subito quella della musica che lo porterà a suonare (come bassista) in molti locali del torinese e in Italia col gruppo L’Inferno di Orfeo. Diplomato al liceo linguistico, limita la sua carriera universitaria frequentando per due anni le lezioni di filosofia teoretica di Vattimo. Per contrastare il tedio continua i suoi studi, scrive tre blog, tra cui Manuale del giovane Elmo (su una visione teologica per bambini) e Nel Grembo (uno scritto a puntate la cui prima serie diverrà a breve un fumetto). È iscritto alla scuola triennale per insegnanti di Yoga presso la Isyco.