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Chi vive qui per più di due anni non riuscirà mai a venir via. Benvenuto nella comunità. E nella comunità, nessuno legge Ripellino, perché Praga è maledetta, non è magica.
Ludovica, già studiosa di letteratura e politica in pensione, torna nella capitale ceca dopo una quarantina d’anni da quando ci aveva abitato in gioventù, alla ricerca di un vecchio amico. I suoi ricordi, le sue impressioni e soprattutto le sue riflessioni fanno di questo romanzo (ambientato in un “non tempo”, ma in un luogo molto preciso) uno specchio analitico sulla nuova migrazione giovanile, oltre che una guida storica e aneddotica della città.
Candidato al Premio Campiello 2018.
Un romanzo che esce nel cinquantenario della Primavera di Praga. Un racconto scritto al femminile e ambientato in una città che raccoglie expat da ogni parte d'Europa offrendo loro lavori "sicuri" nelle varie multinazionali, ma alienanti e poco pagati. Questi impieghi permettono di vivere in autonomia, ma non di raggiungere una vera tranquillità economica, né di tornare in Italia (o negli altri paesi d'origine) a causa dell'evidente differenza nel costo della vita: si genera così una specie di bolla dalla quale non si esce, ma dove pian piano s'invecchia.
La Primavera di Praga diventa quindi metafora per un contemporaneo Ver Sacrum: come i popoli dell'Italia antica allontanavano i giovani dai villaggi sul finire dell'inverno, quando le risorse erano quasi terminate, così i giovani dell'Italia contemporanea finiscono per restare intrappolati in un souvenir maledetto (e non "magico"), diventandone le nuove "primavere".