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Anni Novanta. Gleb e i suoi sette figli abitano in un piccolo e arido paese siciliano, Scanto (“spavento”). Pur possedendo personalità ben distinte, fratelli e sorelle sono uniti da certe esperienze comuni e dalle abitudini famigliari. Tra queste, c’è la raccolta dei sogni: i sette hanno l’obbligo di riferire al padre le proprie visioni oniriche notturne.
Divorati dal tempo, dal piacere e dalle loro stesse vite, i protagonisti di questa storia sfidano il buon senso e la sorte, contesi tra dimensione onirica e carnalità. Si muovono in un perimetro stretto, limitato a una torre, al bar Barbarossa e alla trattoria Patacca: un palcoscenico bruciato dal sole dove non mancano figure ambigue, che si muovono a tentoni tra i propri paesaggi interiori.
Romanzo dedicato all’opera cinematografica di Ciprì e Maresco.
Lucia Grassiccia usa le parole come trivelle; le usa per scardinare una realtà troppo patinata e idilliaca, ma toccando nervi e facendo saltare dal fastidio che certi tocchi provocano perché stridono con la rappresentazione più pacata (e preferita) della realtà
Giulio Gasperini (chronicalibri.it)