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Il racconto degli ultimi vent’anni di vita del dittatore albanese Enver Hoxha (1908-1985) attraverso l’incontro con testimoni finiti sotto indagine o imprigionati dal Sigurimi, il più temuto servizio segreto dell’Est europeo. Dalle testimonianze emerge l’aspetto orwelliano della macchina di controllo della popolazione, l’implacabile ingranaggio poliziesco che stritolava sia il cittadino comune sia l’uomo della nomenklatura, le modalità operative del meccanismo giudiziario fino alla messinscena finale del processo.
Un reportage di viaggio in aree critiche non è soltanto un diario, è narrazione della condizione dell’uomo, svelamento di un fitto sottobosco di responsabilità, genesi della violenza e storiografia di un territorio.
Una follia venata di utopia politica che, nel controllare ogni espressione di vita e di pensiero, finì per ridurre in miseria il popolo albanese.
Verga spiega la sua ricerca e la necessità di raccontare gli ultimi vent'anni di vita del tiranno, definito spesso paranoico, nonché un lucido criminale, che ha messo in atto la temibile macchina del totalitarismo considerato il più sanguinario dei Balcani.
Non un libro di storia, ma un libro di “storie”: un collage di racconti di vita reali sotto il regime di Enver Hoxha.
L’uomo che non doveva mai morire riconnette l’appartenenza ideologica e la personalità di Hoxha all’instaurazione di un regime vendicativo e, al suo interno, penetrante e lo fa attraverso interviste e racconti diretti di chi subì la repressione della polizia segreta.
L’uomo che non doveva mai morire ripercorre, in maniera veloce, i quarantacinque anni di regime, evidenziandone i punti più salienti, consegnando un testo informativo e utile.
L'Italia ha discusso raramente questo argomento dopo l'avventura coloniale. Per lunghi anni, nel dopoguerra, l'Albania è semplicemente scomparsa dalla mente italiana. Per il regime di Enver Hoxha – lo racconta Giovanni Verga nel suo libro sul dittatore, L'uomo che non doveva mai morire – l'Italia divenne una doppia nemica: colpevole sia del proprio passato fascista, e sia di avere il più grande partito comunista d'occidente, totalmente venduto al revisionismo. Deviazione che Radio Tirana non mancava mai di far notare nelle trasmissioni in lingua italiana che mandava in onda nel nostro paese. Mentre, tra una scomunica e l'altra, "trasmetteva musica balcanica", come cantava Franco Battiato in Voglio vederti danzare.